Vi voglio raccontare una storia, la storia di una persona che conosco, Davide, che vive in un paese lontano, che mi pare si chiami Amalia, talmente lontano e sconosciuto che sembra quasi inventato, in una città… beh, diciamo cittadina, ma proprio ina, un buchino di città, insomma, che mi pare si chiami Sgorbizia, o qualcosa del genere.
Davide ha una storia molto interessante e un po’ difficile alle spalle. Era innamorato di Gesù, voleva fare il prete, ma non solo il prete, voleva fare il missionario. E così ha fatto. Solo che poi si è reso conto di aver sbagliato qualcosa lungo il cammino, forse per eccesso di generosità o di presunzione, e si è dovuto arrendere al fatto che non era veramente quella la sua strada.
Quindi si è sposato (e ha prolificato) e ha dovuto ricominciare tutto da capo, intorno ai quarant’anni, tornando ad Amalia, con moglie e figli. Amalia è un posto un po’ strano: bello e brutto, ricco e povero, intelligente e stupido, simpatico e insopportabile. Sgorbizia, poi, non ne parliamo: una cittadina, con personcine, che fanno lavorini, non vogliono disturbini, e però credono che la loro città sia e debba essere una specie di concentrato di benessere, di cultura e di signorilità, e li riempie d’orgoglio raccontarselo a vicenda.
Beh, comunque Davide è finito a vivere a Sgorbizia e ci dovrà rimanere ancora un po’, finché non riuscirà a liberarsi dalle catene dei prestiti, mutui, finanziamenti e debiti che lo tengono prigioniero. E poi, via, via, via, lontano da Sgorbizia, lontano da Amalia, con un mucchio di altri sogni nel cassetto e una nuova vita da ricominciare.